Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale.

E' ormai noto a tutti che sono una grandissima appassionata della letteratura, sono una "divoratrice di libri", sia per quanto riguarda il genere classico, sia per tutti gli altri generi ad eccezione dei thriller.
Potrei stare ore a scrivere storie, racconti sul mio quadernino ma se devo scrivere poesie mi trovo in difficoltà. Non perché non ne apprezzi la bellezza, la profondità ma perché non sono assolutamente capace di scrivere rime o quant'altro.
Sono una persona molto discorsiva, molto probabilmente logorroica (questa sarebbe la risposta del mio moroso xD) quindi scrivere frasi coincise e, a volte, brevi non fa per me.
Il fatto che non sappia comporre poesie non significa che non mi piacciano, anzi. Fin da bambina, rimanevo incantata dalla bravura dei grandi poeti nel riuscire a trasmettere, con frasi coincise, profondi significati nascosti. Durante i miei anni di studio, ho scoperto e conosciuto tantissimi scritti di poeti ma è stato solo crescendo che ne ho veramente compreso il loro significato.

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CC0 Creative Commons

Non credo di avere un poeta preferito ma sicuramente quelli che preferisco sono Pablo Neruda, Eugenio Montale e Alda Merini. Oggi ho deciso di parlarvi di Montale.
Ovviamente studiai questo poeta al liceo; ricordo che fu introdotto durante la lettura della "Divina Commedia", dove mettemmo a confronto l'allegorismo di Dante e quello di Montale. Ma è stato con il passare degli anni che venni a conoscenza di questa sua poesia, la mia preferita: Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale.
Ecco, qui di seguito, il componimento:

"Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale"

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un

milione di scale

e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.

Anche così è stato breve il nostro lungo

viaggio.

Il mio dura tutt'ora, né più mi occorrono

le coincidenze, le prenotazioni,

le trappole, gli scorni di chi crede

che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio

non già perché con quattr'occhi forse si vede

di più.

Con te le ho scese perché sapevo che di noi

due

le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,

erano le tue.

Eugenio Montale (Raccolta Satura)

Eugenio Montale, in questa poesia, trasmette l'amore, l'attaccamento, la fiducia e la stima che provava verso la moglie Drusilla Tanzi. Attraverso le sue parole capiamo quanto la moglie, nonostante la sua difficoltà visiva, abbia cambiato la vita del marito, insegnandogli il vero valore delle cose e, soprattutto, guidandolo attraverso i suoi occhi. Credo che questo componimento poetico sia uno dei più belli in assoluto.
Questa poesia la scoprii per caso. Avevo circa diciotto anni e, durante la settimana, ero solita andare a giocare a carte con il mio nonno paterno. Da giovane, prima di andare in pensione, era un maestro e, sin da piccola, ricordo che adoravo fermarmi a casa sua per leggere tutti quei bellissimi libri che erano accuratamente riposti in libreria. E' proprio fra quei libri che trovai una raccolta di poesie di Eugenio Montale. Avevo appena chiuso i rapporti con una persona a me molto cara, che ha fatto parte della mia vita per molti anni e, in quel preciso momento, questa poesia sembrò capirmi come nessun altro. Qualche anno fa, rischiai di perdere definitivamente una delle persone più importanti della mia vita e in quei giorni pieni di dolore, mi è tornata in mente questa poesia. Questa persona è fortunatamente ancora con me, non fisicamente con tutte le capacità motorie che noi abbiamo, ma proprio per questo motivo la poesia di Montale la sento ancora più mia, perché, nonostante le sue difficoltà, questa persona continua a guidarmi nella vita, a trasmettermi dei valori e a sostenermi come nessun altro sa fare.

Con questo post partecipo al Contest: "Preferenze poetiche" di @fulviaperillo.

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