Il ballerino era nel tramonto che danzava danzava danzava.
Era vestito di niente.
Nudo.
Si levava verso l'alto. Era sulla collina.
Al mattino il danzatore era uscito di casa con mille idee in testa e la musica che gli ronzava ronzava ronzava.
E nella testa anche il corpo armonioso di lei.
Lei, la ballerina dagli occhi azzurri, senza parole, i seni esili.
Il ballerino aveva incominciato le prove.
La musica di un grande compositore.
Piano piano ogni gesto di danza diventava importante.
Il danzatore era inquieto.
Ogni gesto che faceva, levarsi, ruotare, sollevarsi, saltare, spostarsi, ogni gesto e ogni sua infinitesima parte era importante.
Il ballerino avrebbe voluto pensarci sopra, avrebbe voluto fermarsi e studiare il significato di ogni sua infinitesima parte.
E così decise di provarci.
Ma doveva ripetere continuamente i movimenti, la danza.
Gli altri si erano fermati.
Lo guardavano.
Sembrava avessero capito cosa intendeva fare.
Stavano in silenzio. Attenti.
E la ballerina dagli occhi azzurri aveva una ruga all'angolo degli occhi.
IL ballerino incominciò a pensarci, a pensare ad ogni suo gesto.
Si scomponeva piano piano.
Questo gesto è come quando inizio ad accarezzare i suoi seni.
Questo come quando afferro un bicchiere, questo è come se volessi tuffarmi, quest'altro è angosciante, questo è intricato, questo è una linea che mi irrita.
Incominciò ad analizzare tutto quanto succedeva, mentre danzava.
L'aria che spostava col corpo, con le mani, con le gambe.
Sentiva lo sguardo degli altri.
E la musica gli ronzava ronzava.
Fece un salto e ruotò abilmente a terra.
Mentre risaliva, i muscoli addominali si contrassero e lui pensò alla paura.
Ripeté il gesto, la caduta verso il basso come di vertigine e poi la salita e la contrazione dei muscoli.
Ancora la paura. Questa volta più forte.
Ruotò la testa di fianco come se si aspettasse un pericolo.
Incontrò gli occhi degli altri.
Occhi rotondi, cerchi, spine, punte e vortici.
Colori: marrone, verde, azzurro, grigio e metallo.
Gli altri non sorridevano e non si muovevano. Lo guardavano.
La musica gli ronzava.
E il ballerino voleva volare e saltare addosso agli altri per spaccarli perché ne aveva paura.
Continuava nella danza.
Con la mano fece un gesto di piuma.
E la dolcezza.
Gli occhi degli altri fluttuavano, sembravano morbidi, avvolgenti.
Non aveva più paura.
Il movimento si scomponeva ancora.
A volte il danzatore si spostava a scatti , a volte rapidissimo in una marcia ininterrotta che cercava di essere uguale a se stessa.
E poi ripeteva.
E la musica gli ronzava ronzava ronzava.
Rotolò a terra, appoggiandosi supino sulle braccia.
In un gesto ritmico e delicato pensò all'amore, all'orgasmo, agli occhi azzurri di latte, ai baci caldi, alla pelle che si confondeva con la sua.
La ballerina dagli occhi azzurri lo seguiva.
Lui con lo sguardo la cercò.
E la ballerina si mosse come risucchiata delicatamente a danzare con lui.
Mentre lui continuava nel suo movimento ritmico facendo scendere e salire il bacino, lei incominciò a seguirne il ritmo con passi e azioni dolcissime.
Gli altri stavano immobili, quasi di marmo, con gli occhi fissi, bianchi, senza pupille.
La ballerina dagli occhi azzurri si mosse con la mano verso la cerniera del costume.
E lui ne ascoltò il gesto pensando a quando uno si passa un mantello sulle spalle.
Lei, continuando a danzare nella musica, fece scendere la cerniera e sfilo la calzamaglia, rimanendo nuda nella sala a danzare.
Il gesto ritmico assorbiva quel corpo bianco e lui rotolando e muovendosi senza perdere un gesto o un'azione, si sfilò il suo costume.
La musica ronzava.
Lui scivolò a riprendere il gesto per studiarne ogni linea.
La ballerina volteggiava a comporsi gradualmente in un gesto delicato a terra e spostandosi lentamente sotto il corpo di lui.
Si toccavano in questa musica che ronzava.
E la ballerina dagli occhi azzurri non si mosse dal suo percorso quando lui entrò con il calore del suo sesso.
E lui, un attimo prima di venire, sentendo la fine di lei, si tolse, in un atto armonioso.
L'orgasmo avrebbe interrotto la sua ricerca.
Si allontanò pensando ad un elastico che si tende sino quasi a spezzarsi.
E la testa che ruotava gli faceva pensare alla terra, al sole, alla luna.
Fermò la testa come toccare il fondo di un gorgo e rimase a muovere solo un braccio.
Il braccio tirò dietro la spalla, il petto, il bacino, le gambe e ancora tutto il corpo in volteggi e passi che crescevano di velocità.
Gli altri guardavano.
La ballerina dagli occhi azzurri, spenta, muoveva impercettibilmente nel suono le dita di una mano.
Gli altri sembravano avessero gli occhi da un'altra parte, lontano da lui, senza interesse.
L'indifferenza.
Decise di andarsene.
Continuando a danzare, senza smettere di studiare i propri gesti, arrivò alla porta e uscì verso i prati.
Questa corsa, pensava, è il treno che passa, è la lepre che scappa, è la mia forza che cerca qualcosa, è la ruota che rotola nella discesa.
Non si fermava.
Arrivò sulla collina.
Nudo.
E accarezzò un fiore, la corteccia di un albero.
E tutto questo entrava nel suo ricordo come in uno schedario.
Mosse il piede destro in uno scatto mentre la musica gli ronzava ronzava.
Piano piano, nelle foglie, nell'orizzonte della collina, in qualche folata di vento, si sentì di studiare il movimento in rapporto alla natura, a quel prato, a quella terra.
Con più forza riprese a inventare gesti, ispirato da ciò che lo circondava, osservandone la composizione con attenzione.
Testa, occhi, braccia, le mani, le dita, il bacino, tutto di volta in volta si muoveva senza sosta.
E anche il respiro, una contrazione interna, un muscolo e ogni gesto non capito si ripeteva per essere posseduto.
Una foglia che cadeva, un'altra.
Seguì con gli occhi la caduta di una foglia sino ad imitarne perfettamente le forze, le pause, l'intensità, il percorso.
Le differenze.
Ogni movimento era differente dagli altri.
Non poteva fermarsi.
Aveva troppo poco tempo nella sua vita per capire tutto il movimento, quello esterno, quello interno.
Era la foglia che cadeva, il contadino con il cavallo, la polvere sollevata da un alito di vento, la corrente del fiume, il passo del soldato, del vecchio, del bambino, l'ansia del tempo che passa, il movimento del sorriso, della risata.
Era l'ironia di chi offre da bere, la tristezza della luna piena, l'astuzia del borsaiolo, la complessità di moti negli ingranaggi di un orologio, lo scorrere della vita attraverso la semplicità la filosofia la monotonia la diversità la curiosità.
TUTTO.
I disegni sono dell'autore.
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