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Si può vivere una vita intera con l'ossessione delle proprie paure.
Alcuni veicolano la propria rabbia su se stessi finendo per relegare la propria esistenza ad un crogiolo di tristezza e smarrimento.
Altri si confondono tra la gente sprizzando gioia ed euforia in ogni rapporto. Nel buio delle proprie stanze, a fine giornata quella rabbia torna a fare capolino, lasciandoli soli con i propri fantasmi in un circolo ossessivo che come in un loop temporale li riporta ad essere soli, dannatamente soli ogni volta che si fermano a riflettere sulla propria condizione.
E' l'orizzonte di una generazione, è il culmine dell'umanità.
Affondiamo insieme alla nostra identità dietro mille nickname.
Diamo voce a noi stessi sotto falso nome.
Fingiamo di essere eternamente in pari col mondo. Indossiamo le nostre maschere preferite quando siamo soli, e con malavoglia ci immergiamo nel mondo come pesci che sanno di essere persi in un mare troppo grande.
Esprimiamo le opinioni degli altri.
Emergiamo grazie alle frasi degli altri.
Ci sentiamo liberi solo indossando catene.
Ci siamo tatuati dentro immagini indelebili di quello che saremmo potuti essere, che avremmo voluto essere.
Ci confortiamo nella ricerca affannosa di un nemico che non abbiamo il coraggio di combattere.
Ci sentiamo grandi di fronte a chi è più piccolo e troppo piccoli di fronti a noi stessi.
Viviamo in un mondo senza barriere ma pieno di muri.
Preferiremmo saltarli piuttosto che abbatterli.
Siamo felici di fronte alla tv, un ennesimo muro che si erge fra noi e il mondo.
Stringiamo rapporti aleatori che nulla ci restituiranno. Crediamo in noi stessi solo quando ci aiuta a non credere negli altri.
La vita scorre e panta rei ma noi restiamo immobili di fronte a gioie effimere e obiettivi fasulli.
A volte l'euforia ci coglie alla sprovvista per poi catapultarci giù come il più esperto dei paracadutisti, cadendo nella nostra comfort zone fatta di lenzuola firmate, profumi chiccosi e cover per il cellulare comprate al centro commerciale.
Ed è allora che sprofondiamo nella tristezza, quella cupa tristezza nel non sentirci parte di nulla.
Troviamo appiglio nei nostri affetti salvo scoprire di non essere abbastanza per loro, non di aver dato abbastanza per loro.
E' un nichilismo fatto di sorrisi e strette di mano. Nasci, non vivi e poi muori.
Nasci, interpreti mille personaggi e poi muori come nel più banale dei film che pretendono di essere esistenziali e finiscono per essere vuoti come una scatola di cioccolatini che non contiene oramai più nulla.
Siamo nati cosi o ci siamo diventati?
Siamo bit sparati a caso nel caos della vita. Vorremmo essere in controllo, crediamo di essere in controllo ma abbiamo preso una sbandata che ci ha portato fuori da ogni carreggiata.
E allora basta un tweet per farci tornare a sognare qualche like o retweet per sentirci finalmente qualcuno.
Qualcuno che per gli altri sarà solo un nome, per noi non sarà mai nessuno.
Eravamo argentovivo come direbbe Daniele Silvestri, adesso siamo una nuvola di fumo chiusa in una stanza. La nostra mente è annebbiata da noi stessi e nessuno ci aiuterà a diradarci se non noi stessi, se non la forza che abbiamo dentro e che non riusciamo a trovare.
Domani è un altro giorno e sarà uguale ad oggi.
Finchè non ci sveglieremo.