Attenzione a che BIRRA beviamo!

I miei più fedeli lettori conosceranno la mia grande passione per la birra: un tipo di bevanda apparentemente conosciuta nel Bel Paese, ma che in realtà, non avendo una grande tradizione alle spalle, è apprezzata veramente a fondo solo da pochi intenditori, mentre per varietà e qualità potrebbe essere effettivamente paragonata ad una delle bevande simbolo italiane come il vino. Non dobbiamo comunque sottovalutare la grande qualità di certe birre targate ITA, visto che spesso non hanno niente da invidiare a quelle straniere.
E' comunque pur vero che il Nord-Europa ha da sempre una maggiore tradizione legata alla birra: una tradizione che corre indietro nel tempo e che fonda le proprie radici addirittura durante l'Impero Romano.

Alcune settimane fa proposi un post nel quale cercavo di descrivere le principali differenze tra birre artigianali e birre commerciali. Le differenze più grosse le fanno sicuramente due elementi: le tecniche e gli ingredienti. Tralasciando il primo aspetto, di cui penso di aver parlato a sufficienza del post sopra linkato, vorrei oggi fare attenzione sul secondo aspetto. Gli ingredienti infatti, non solo nella catena produttiva commerciale della birra, ma in tutto ciò che segue le grandi filiere dell'alimentazione, spesso tendono a subire manovre insolite.
Con "insolite" intendo dire che gli ingredienti in sé per sé potrebbero essere di una qualità della quale sarebbe preferibile non fidarci e che al produttore garantiscono costi minori e guadagni più alti. Ma queste cose sono scontate. Meno scontato è invece che il fatto che oltre ai vari ingredienti base, siano presenti nella birra anche ingredienti che servano ad alterare il sapore o a garantirne la conservazione per lunghi periodi.
Per un prodotto come la birra, che essenzialmente è costituita di base da acqua, lievito, luppolo ed orzo, l'aggiunta di ingredienti extra rappresenta un qualcosa di non necessario. Se poi questi "extra" sono un qualcosa di nocivo alla nostra salute, allora la cosa si complica.

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CC Creative Commons

La mia grande passione per la birra mi porta spesso a leggere articoli che ne parlino e tra i tanti documenti interessanti e curiosi che mi capita sotto mano da leggere alcune volte mi leggono anche spiacevoli notizie: questa è stata l'ultima, proprio a tema "ingredienti".
https://www.ambientebio.it/societa/allerte-alimentari/marche-di-birra-glifosato-elenco/
Nell'articolo si può capire come in alcuni tipi di birre (di cui non farò il nome per evitare spiacevoli ritorsioni da parte delle aziende,a sarà sufficiente leggere l'articolo linkato) avessero al loro interno glifosato:
Pur essendo presente nelle birre analizzate in quantità piuttosto basse, questa sostanza, solitamente usata come pesticida, è altamente cancerogena e tossica per l'uomo. Tra le 45 birre testate ben 28 sono risultate "positive" al controllo e tra queste sono presenti anche marche molto famose e conosciute, per non dire fortemente consumate da noi beer-addicted.

Premettendo che le case produttrici di birra avrebbero dovuto controllare con maggiore attenzione i loro prodotti, rimane comunque il dubbio che il glifosato sia stato aggiunto da loro: si pensa infatti che tale sostanza sia contenuta già nell'orzo o comunque nel cereale che viene impiegato per la produzione della bevanda. Il glifosato infatti è un prodotto che viene solitamente usato in agricoltura come fungicida e potrebbe essere rimasto sui grani e si sia poi trasferito nella birra durante la fase di maltatura dell'orzo.
Sicuramente queste aziende non hanno fatto una gran bella figura ed il loro mercato subirà sicuramente un grosso stop, anche se questa informazione è passata in secondo piano e se ne è parlato molto poco. Il potere mediatico di certe case produttrici è tale da soffocare ogni fuoriuscita di notizie, soprattutto in Paesi come Germania, Belgio e Regno Unito, dove la birra è un simbolo e solo dopo una bevanda.
E' anche per questo che oggi ho scelto di parlarne in prima persona.

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