Un po' di tempo fa ho condiviso sul mio account un post riguardante il Cile e voglio essere onesto nel raccontarvi che mi ha divertito moltissimo nell'approfondire la mia personale conoscenza di un Paese che conoscevo solo marginalmente. Percepisco questo passatempo della scrittura anche come un mezzo per arricchire il mio bagaglio culturale.
Inoltre gli Stati del Centro-Sud America rappresentano per me un vero e proprio tabu: non sono un'esperto di questi luoghi, che dopo (ma anche prima) la scoperta dell'america hanno subito una rivoluzione completa data dall'arrivo degli Europei. Ho scelto così di approfondire un altro Paese, divenuto famoso negli ultimi tempi per l'irrigidimento dei controlli delle frontiere con gli Stati Uniti. Sto parlando del MESSICO.
Questo è un altro luogo che vorrei visitare durante la mia vita, sia perché mi ricorda una cultura ispanica che a me piace molto, ma anche perché penso che la cultura di questo luogo possa essere molto particolare ed unica. Quindi vi auguro una buona delle seguenti 6 curiosità targate Messico.
CC0 Creative Commons
Quanto è grande la capitale Città del Messico?
L'area metropolitana di Ciudad de Mèxico, come estensione, è la terza del mondo, dopo tokyo e New York: occupa infatti una superficie di circa 8 mila Km2. E' anche tra le più popolose: sempre la sua area metropolitana ha più di 22 milioni di abitanti, mentre la città vera e propria ne ha quasi 9 milioni (su 1500 Km2). Città del Messico si trova a 2200 metri sul livello del mare ed è stata costruita sul letto dell'antico lago Texcoco, sulle rovine della città azteca di Tenochtitlan.
Il naturalista tedesco Alexander Von Humboldt chiamo Città del Messico "la ciudad de los Palacios", ciò che in spagnolo significa "la città dei palazzi". Ed infatti questo luogo è ricco di edifici molto alti, in particolar modo nella parte centrale: tra i tanti che si incontrano nella parte antica, tra tutti spiccano il Palacio de Bellas Artes ed il Teatro dell'Opera. Quest'ultimo appare molto bello, soprattutto perché riprende lo stile dell'Art deco. La città ha moltissimi soprannomi, che i propri cittadini con il tempo le hanno dato per sancire il loro profondo legame affettivo con questo luogo: uno di questi è "Chilangolandia", dato che gli abitanti si chiamano chilangos. Questo termine è molto vecchio e derica dall'antico termine ixachitlan, che indicava tutto il continente americano. I suoi abitanti abitanti vengono anche chiamati capitalinos, dato che vivono nella capitale, e defenos, in questo caso in riferimento all'abbreviazione di Distretto Federale (DF), lo Stato messicano nel quale la Città del Messico è situata.
CC2 Creative Commons
Perché in Messico si usa il sombrero?
Il sombrero è il tipico copricapo messicano: si contraddistingue proprio per la sua tesa larga che svolge l'importante ruolo di proteggere dal forte sole del Centro-America. Questo infatti in molte regione del Paese è molto intenso per molte ore della giornata ed avere una protezione per la testa è d'obbligo. Il nome di questo cappello deriva dal termine spagnolo sombra, che significa ombra; se ne deduce immediantamente che il sombrero in spagnolo è ciò che fa ombra. E' importante però riconoscere che in Messico il termine sombrero viene utilizzato per tutti i cappelli con la tesa larga che riescono a fare ombra.
Lasciando un attimo il Paese di oggi e spostandosi nella vicina Colombia, qui troviamo un cappello molto simile al sombrero, che prende il nome di sombrero vualtiao. Ancora una volta la lingua spagnola viene in nostro soccorso: infatti "vuelta" (gli amanti del ciclismo lo sanno bene!) significa "giro". Pensare alla forma è un errore in questo caso, poiché questo termine si riferisce soprattutto alla tecnica con la quale il copricapo viene realizzato, avvolgendo in senso rotatorio strisce di foglie di una pianta locale, che in seguito si seccano dando la forma al sombrero colombiano.
CC0 Creative Commons
Chi sono i mariachi?
I mariachi sono un gruppo di musicisti tradizionali, nati probabilmente nello Stato messicano di Jalisco nel XIX secolo. Suonano diversi tipi di musica tradizionale del loro Paese: il *son jalisciense e lo jarocho, la canzone ranchera, il corrido, lo huapango, il bolero ed il valzer messicano. Sono una piccola banda che come tradizione vuole, in Messico non manca mai a feste e celebrazioni e sarà capitato a chiunque sentirli suonare o vedere anche in documentari o film ambientati in questo Stato. L'organizzazione dell'orchestra è ben definita: un gruppo di mariachi spesso comprende due violini, due trombe, una chitarra spagnola, una vihuela (strumento che fa parte della famiglia dei liuti), un guitarron (una sorta di basso) e solo nei gruppi più numerosi anche anche un flauto ed un'arpa.
Di solito i mariachi suonano in 7-12 elementi, ma è bene definire che non esiste un limite preciso e predefinito. Anche il loro abbigliamento è molto particolare: fino all'inizio del XX secolo indossavano abiti da contadini, mentre più recentemente hanno iniziato a vestirsi da charro, il tipico cavallerizzo messicano, munito ovviamente di sombrero.
CC2 Creative Commons
Perché c'è un muro al confine con gli USA?
In Messico questo divisorio è chiamato "Muro della Vergogna", proprio per dimostrare quale sia l'opionione della popolazione. E' una barriera di separazione costruita dagli USA nel 1994 in alcune zone al confine con il Messico per imedire il passaggio di migranti illegali, non solo messicani, ma centroamericani in generale. Negli ultimi anni la politica del presidente statunitense Trump ha irrigidito i controlli sul muro e reso molto più difficile il tentativo di scavalcarlo.
Il muro prende anche il nome di Muro di Tijuana, ed è stato eretto nelle zone a maggior rischio di attraversamento, come proprio la cittadina di Tijuana che si trova al confine con la California. La barriera originariamente era alta dai 2 ai 4 metri, è di lamiera metallica ed ha una rete di sensori elettrici che permettono il riconoscimento della presenza di un corpo nelle vicinanze, oltre che a dare la scossa. L'area intorno al muro è sorvegliata e pattugliata da automobili ed elicotteri dell'esercito statunitense.
Il muro fa parte del progetto americano Gatekeeper, che aveva come obiettivo quello di bloccare l'immigrazione clandestina negli USA. Secondo alcuni dati di fonte statunitense però dal 1994 al 2009 (i primi 15 anni) i clandestini non sono diminuiti. Il dato risulta essere eclatante per vari motivi: il primo è che negli ultimi anni migliai di persone sono morte nel tentativo di oltrepassare il muro ed il confine, il secondo è che molte più persone ultimamente si prendono anche il rischio di essere arrestate o malmenate o peggio ancora uccise nel tentativo di oltrepassarlo, molto spesso spinte dalla povertà e dal basso tenore di vita di molte città in Messico.
CC0 Creative Commons
Che cosa vogliono i ribelli di Marcos?
I ribelli comandati dal subcomandante Marcos fanno parte dell'Ezin, l'Esercito Zapatita di Liberazione Nazionale, movimento armato clandestino che agisce nel Chiapas, lo Stato più meridionale del Messico, tra i più poveri del Paese. E' formato soprattutto da indios e discendenti dei nativi che vivevano sulle montagne, in una comunità chiamata La Realidad (la realtà).
Il movimento è nato nel 1983 e prende il nome dal rivoluzionario messicano Emiliano Zapata. Il suo obiettivo era quello di liberare il Messico dalle multinazionali e dall'influenza economica dei governi stranieri, che ancora oggi colpisce la cultura e le tradizioni indigene. La regione del Chiapas, in particolar modo, è interessante proprio per le sue risorse naturali come petrolio ed uranio e per questo nel mirino delle grandi industrie.
Il nome Marcos dovrebbe essere l'acronimo di alcune municipalità occupate dagli zapatisti nel 1994: Margaritas, Altamirano, Rancho Nuevo, Comitàn, Ocosingo, San Cristòbal. Per il governo messicano, Marcos sarebe Rafael Sebastian Guillen Vicente, ex ricercatore universitario di filosofia.
Emiliano Zapata
CC0 Creative Commons