Il diluvio non accenna a diminuire quindi siamo costretti a una giornata di riposo forzato. Ci sistemiamo nel salotto comune a scrivere ma la pace dura poco. Una pattuglia di ragazze israeliane, chiassose ospiti dell'ostello, si piazza di fronte a noi a terra sui tappetti, e come nulla fosse iniziano una sessione di esercizi ginnici di carattere militaresco, d'altronde nel loro paese la leva è obbligatoria anche per le donne. Per sincronizzare i movimenti si danno il tempo contando a voce alta la ripetizione della serie. Difficile mantenere la concentrazione e scrivere alcunché con cinque donne rambo dai muscoli d'acciaio che si addestrano senza sosta.
Pausa forzata, in una giornata di riposo forzato, mentre le ragazze forzute ci forzano a fare altro. E' il momento giusto per qualche video chiamata a casa. La connessione è buona ma la mamma di Alessandra si lamenta che l'immagine risulta mossa. In realtà il movimento è dovuto al divano che traballa insieme a tutta la casa, mentre un terremoto di magnitudo 7 scuote il sud del Cile. Lì per lì non c'è ne siamo resi conto, abituati ad essere sballottati per ore nei pulmini cileni. Quando usciamo all'aperto la scossa è già terminata, ma la padrona di casa, sotto choc per lo spavento, ci abbraccia per farsi coraggio e calmarsi. Per fortuna, dalle notizie alla televisione, nessuna vittima e nessun danno importante.
Nel pomeriggio anche la pioggia si prende una pausa, e ne approfittiamo per una passeggiata lungo l'arenile, peccato sia ancora un po' freddo e in giro non ci sia nessuno. Raggiungiamo una baracchetta di legno, dove un ragazzo annoiato ci spiega che non può affittare i suoi kayak a causa dell'allerta tsunami diramato dopo il terremoto. Ci dobbiamo accontentare di un giro in barca ma all'asciutto, per bagnarsi i piedi bastano le pozzanghere, l'onda gigante è roba da surfisti.
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