PREMESSA
Partecipo con questo racconto a theneverendingcontest di @spi-storychain. Questa è la terza parte di un racconto, le prime due puntate le potete ripassare a questi indirizzi:
Missione autogrill. Le non-vacanze non-intelligenti proseguono.
Missione Aquafan
“Sottoilsolesottoilsole” cantavano a squarciagola Carlo e Giovanna, l'autoradio tuonante ad un volume di livello ben oltre il supermaranza, l’umore che decisamente aveva virato verso l’alto e li faceva apparire una normale coppia che normalmente va a passare normali vacanze in una normale meta turistica.
Persino Giovanna pareva aver dimenticato l’incubo in cui si era trovata catapultata dalle prime ore del mattino: finalmente, vedeva la sua meta avvicinarsi e la sua preda sempre più a portata di mano.
Lasciamo ora agli ultimi chilometri di autostrada del Sole i nostri prodi (e creativi) agenti di riscossione, e vediamo di conoscere meglio l’allegra famigliola vittima ignara del pedinamento.
Il signor Pietro era nel mezzo del cammin di nostra vita, un gaudente cinquantenne sposato con un’altrettanto gaudente dellesignorenonsidicemailetà, entrambi di bell’aspetto, con un figlio di quattordici anni che aveva poco in testa oltre al calcio, la musica rap e le ragazzine.
Il “vizio” di vivere vagamente al di sopra delle possibilità del momento era un’eredità che Pietro aveva acquisito da suo padre, amante delle carte da gioco, che era diventato famoso per aver vinto e perso, ri-vinto e ri-perso una Lamborghini diablo nel giro di sole 3 ore di partita a settemmezzo. Da buon giocatore accanito, era certo che l'atto del perdere in sé non fosse significativo, per cui non si era mai eccessivamente preoccupato di spendere soldi che non possedeva, perché, anzi, nella sua testa erano già nelle sue tasche, anche se le tasche in questione erano indubitabilmente vuote nel momento contingente.
Pietro aveva nel DNA alcune di queste caratteristiche dal padre, forse con un pochino più di onestà, presente invece nell'ascendenza materna. A Natale si era forse sbilanciato un po’ troppo, nel promettere di fare una bella vacanza all’italiana tutti insieme, visto che poi la ditta per cui lavorava lo aveva messo in cassa integrazione.
Ma anche con lo stipendio ridotto, non aveva avuto alcun tipo di esitazione: avrebbe mantenuto la promessa, del resto ci sono migliaia di finanziarie che bramano dal desiderio di conquistare nuovi clienti.
La famiglia italiana che va in vacanza teme sempre un po’ la solitudine: quale periodo migliore per sentirsi parte di un tutto, della metà di agosto al mare? E quale mare è più affollato dell’Adriatico? E quale luogo che affaccia sull’Adriatico garantisce più villeggianti, complici i prezzi tutto sommato contenuti, cibo ottimo, simpatia ed ospitalità, divertimenti per persone di tutte le età, dal miniclub alla balera di liscio?
Riccione era, semplicemente, la meta perfetta.
Ore 16:00: c’era ancora così caldo che i piadinari usavano le piastre senza il bisogno di attaccarle alla corrente elettrica, ma in ogni caso il minitorneo di calcio saponato stava per avere luogo sul materassone gonfiabile dei bagni Solemare. L’altoparlante della spiaggia interruppe la trasmissione delle top hits summer 2018 per annunciare “Attenzione, tutti i calciatori sono pregati di scivolare, ops, di avvicinarsi al campo da gioco! Il torneo avrà inizio tra trenta minuti. E voi che non giocate: TIFOOOOO! Mogli, figli, sorelle, nonni! Tutti a bordo campo! Ricchi premi per tutti, anche per gli spettatori: grazie allo sponsor Bertonazzi Ghiaciòli".
Pietro spalancò gli occhi e si alzò dalla sua sdraio in quarantacinquesima fila. La moglie, appoggiò la sua rivista di gossip, scosse la sabbia dalle infradito e indossò il pareo a fiori. Diede un’occhiata in giro alla ricerca del figlio, ma non lo vide.
“Va be', ci raggiungerà a bordo campo, anzi magari è già lì: lo sa bene che deve venire a tifare per il papà”.
Ore 16:10: Pietro e Mariella vicino al campo, ghiacciolo Bertonazzi in mano, scrutavano l’orizzonte, alla ricerca del volto noto del figlio Federico tra le migliaia di bagnanti che circolavano per il lido. Mariella iniziò a tempestare di messaggi whatsapp il numero del ragazzino che, come tutti i quattordicenni, non leggeva e non rispondeva.
Ore 16:20: terzo ghiacciolo gratuito finito, di Federico nemmeno l’ombra: la genitrice iniziava a preoccuparsi seriamente, con tutto quello che capita al giorno d’oggi.
“A questo punto lo faccio chiamare all’altoparlante” disse Mariella. Pietro non era poi così preoccupato, ma non voleva contraddire la moglie e andò lui stesso al banchetto degli organizzatori a chiedere di far chiamare il nome del figlio.
Ore 16:30: si diede inizio al torneo, nonostante l'assenza dello spettatore Federico. La squadra di Pietro doveva giocare nella terza manche, quindi al momento i genitori erano liberi di cercare di individuare il figlio tra la folla ancora per 40 minuti almeno, visto che ogni partita durava venti minuti circa.
Ore 17:00: Scivolate, risate, schizzi, applausi, tanto spettacolo. Mariella e Pietro iniziavano ad essere seriamente preoccupati. Mariella tornò a dare un’occhiata all’ombrellone, nel caso Federico fosse addormentato sul lettino. Di lui nessuna traccia, ma un indizio utile arrivò, insperato, dal vicino di sdraio: “Signora, sta cercando il ragazzetto che era con voi quando siete arrivati?”
“Mio figlio Federico, l’ha visto?”
“Sì, è passato di qui che sarà mezz'ora, con due ragazze, una della sua età, una un po' più grande. Ho sentito che ridevano e parlavano dell’Aquafan.”.
Mariella, capì al volo quello che era successo: se da un lato le parve che il cuore riprendesse a battere, dall’altro sentì il calore (già di per sé considerevole) che aumentava e le saliva alla testa “Quel cretino che non mi ha detto niente!” E volò dal marito con propositi di guerra: Federico non aveva chiesto nessun permesso e anche solo per quello doveva essere punito per bene.
Ore 17:15 :“Ma ho già pagato la quota!”.
Pietro non era per nulla felice di dover abbandonare il campo prima di aver tirato mezzo colpo al pallone.
“Vuoi che cresca sballato come tuo padre?”
“Mio padre non era sballato, era allegro!”
“E per forza, era sempre mezzo ubriaco!”.
E così via, per cinque minuti buoni, in cui lasciamo la coppia lavare i panni sporchi in privato. Naturalmente si decise di fare la cosa giusta, ovvero andare alla ricerca del figlio tra gli scivoli dell’Aquafan. Il povero Federico ancora non sapeva che lo aspettava una scenata e una settimana senza smartphone: così avevano deliberato i genitori.
Ore 17:24: Proprio mentre uscivano dai bagni Solemare, diretti alla macchina per recuperare il figlio all’Aquafan, un’altra coppia, appena arrivata, stava passando lì davanti, alla ricerca di un improbabile parcheggio: Giovanna e Carlo, come predetto da Maps, erano giunti puntuali a destinazione.
“Ma dove vanno quei maledetti? Fai subito inversione!”
L’occhio di falco di Giovanna li aveva immediatamente individuati.
“Se faccio un’inversione qui mi strappano la patente e non la rivedo per dieci anni almeno!” disse Carlo.
Giovanna, con un balzo, aveva raggiunto il sedile posteriore e in ginocchio, affacciata al lunotto, non si perdeva un movimento delle due prede. Si sentiva in un safari di caccia, e non aveva nessuna intenzione di tornare a Milano a mani vuote.
Prima rotonda, inversione, inseguimento. Tra la loro macchina e quella dei cattivi pagatori ce n’erano in mezzo una quindicina, ma non se li sarebbero lasciati scappare. Passarono con tre arancioni a fila ed ebbero la ragionevole certezza di avere accumulato tre multe, vista la telecamera che sovrastava i semafori ed il solenne avvertimento “ATTENZIONE RILEVAZIONE AUTOMATICA INFRAZIONI SEMAFORICHE”. Al quarto semaforo, la macchina che li precedeva aveva rallentato e si era fermata, Carlo si gettò sul volante, prevenendo l'intenzione di Giovanna di suonare il clacson furiosamente. Al verde, ripartirono, il viale proseguiva ma della macchina dei cattivi pagatori non c’era più nemmeno l’ombra. Però, sulla destra, un grande parcheggio e l’enorme insegna “AQUAFAN” dominava la scena, e subito Giovanna che tra i due era la vera cacciatrice, sentì quel brivido di pelle d'oca che prelude alla cattura della preda.
Immagine CC0 - Pixabay
Pietro e Mariella erano davanti alla biglietteria, che spiegavano la questione del quattordicenne in quasi-fuga quasi-romantica e cercavano di convincere la signora in cassa a lasciarli entrare per dare un’occhiata: “Le giuro signora, devo solo levare la pelle di dosso a mio figlio! Non abbiamo nessuna intenzione di usare i giochi!”
Carlo e Giovanna avevano parcheggiato e si avvicinavano all’ingresso. In lontananza, una musica da spaghetti-western, perfetta colonna sonora per il duello finale che stava per compiersi.
Invece, la bigliettaia si lasciò convincere a farli passare, anche perché non voleva avere sulla coscienza il rapimento di un quattordicenne, metti che poi i genitori la denunciassero…
Appena entrati, i due si mossero velocemente tra la folla guardandosi intorno alla ricerca del piccolo fuggiasco. Federico, che si trovava proprio in cima allo scivolo più alto in procinto di lanciarsi, li scorse per primo, e fiutò una cattiva aria: conosceva abbastanza bene sua madre per riconoscere quel passo lungo e quello sguardo assassino… Scendere per lo scivolo alla piscina lo avrebbe riconsegnato dritto in mano ai genitori, e non aveva nessuna intenzione di finire la giornata così miseramente, così fece dietrofront e prese a scendere i pioli al contrario. I ragazzi in fila dietro di lui gli diedero del cacasotto, ma era sempre meglio quello, rispetto alla figuraccia di essere ripreso dai genitori davanti agli occhi della tipa e di sua sorella che aveva qualche anno in più ma era ancora più interessante…
“Mi è venuto in mente che ho un impegno, devo tornare al Solemare”.
“Ma che impegno??”.
“Stasera ti spiego.” disse lui con fare misterioso (e si sentì un quattordicenne molto affascinante). Tenendo gli occhi fissi sulle spalle dei genitori, se la diede a gambe, intenzionato a farsi trovare sul lettino (prima o poi sarebbero tornati!) e negare l'innegabile.
Sgattaiolando verso l'uscita notò, appena fuori dai tornelli, una coppia che stava discutendo animatamente con la bigliettaia.
I due avevano saltato la fila e stavano rischiando il linciaggio da parte della cinquantina di persone in attesa, fino a poco prima pacifica, di entrare pagando il loro ingresso.